martedì 4 maggio 2010

Maggioranza ed opposizione. Insieme per una sera (mica tanto...)

Alla fine, sia pure con motivazioni diverse, durante la seduta del Consiglio comunale di giovedì 29 aprile 2010, maggioranza ed opposizione hanno votato a favore della fusione fra Consorzio Depurazione Laguna (volgarmente conosciuto come Tubone) e C.A.F.C. (Consorzio Acquedotto Friuli Centrale).


Illudendo se stessa, la maggioranza faceva credere di partecipare ad una cerimonia nuziale (la fusione, appunto), mentre in realtà stava accodandosi al corteo funebre che sentenziava la fine del Tubone, sfiancato da guai economico-finanziari, giudiziari, DeToniani e chi più ne ha, più ne metta.


Una unione celebrata dalla maggioranza cervignanese come una vittoria conquistata pazientemente, ponderando costi e benefici, valutando vantaggi e criticità. Nulla di tutto questo.


Il CAFC ha letteralmente ingoiato il Tubone (si parla esplicitamente di fusione per incorporazione). Leggiamo assieme dalla relazione allegata al progetto industriale: “Il rapporto tra i valori economici delle due società è pertanto quantificabile in 8,16, ovvero il valore di CAFC è 8,16 volte maggiore di quello di CDL (Tubone).” Diciamo subito che se l’operazione, come suggerito da molti, si fosse perfezionata qualche anno fa, il rapporto di cambio sarebbe stato ben migliore (intorno ad un valore pari a 5). Oggi, con clamoroso ritardo e dopo aver risolto una questione di “governance” (questione di poltrone), anche la maggioranza cervignanese è d’accordo.

Ma perché noi siamo favorevoli? Siamo favorevoli a questa fusione perché il nuovo soggetto giuridico sarà improntato a principi di economicità, efficienza ed efficacia. E perché, nel 2011, sarà pronto alla sfida per l’affidamento del Servizio idrico integrato con una elevata solidità organizzativa e finanziaria in modo da competere alla pari con i grandi gruppi (anche stranieri).


L’acqua, rimarrà sempre un bene sacrosanto di tutti. La gestione, auspicata, sarà per il 40% in mano ai privati e per il 60% (quindi la maggioranza) in mano pubblica.

L'altrametà

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