domenica 10 luglio 2011

Orti sociali. Il deserto nella città.

Per fare un albero, cantava Sergio Endrigo, ci vuole un fiore. Ma per fare un pomodoro, qualche zucchina o due melanzane, ci vuole un po’ d’acqua. Ricordate gli orti sociali? Sarà difficile da crederci, ma gli orti sociali non sono serviti da un fonte d’acqua utile per innaffiare i piccoli giardinetti di verdure che con tanta cura gli ortolani coltivano. Come sempre, una gestione approssimativa, superficiale e facilona, ha fatto partire una lodevole iniziativa facendo mancare nientepopodimeno che un punto di approvvigionamento per l’acqua.

Non sarà elegante, ma è doveroso ricordare che l’iniziativa degli orti sociali prende spunto da una mozione presentata dall’opposizione consiliare e votata, all’unanimità, anche dalla maggioranza. Non sarà che gli orti sono trascurati perché l’opposizione ha preso in contropiede la maggioranza? Che, per colmare il ritardo è partita talmente veloce da dimenticarsi addirittura… l’acqua.Ma veniamo ai fatti, perché alla fine, son quelli che contano.Alla consegna degli orti si assicuravano gli assegnatari che l’acqua sarebbe stata captata (si dice così) dal vicino impianto del Tennis (per gentile concessione del privato). Messo in opera lo scavo, stesi i tubi… al primo caldo, l’acqua scarseggiava ai rubinetti degli orti. L’impianto era insufficiente per soddisfare anche le esigenze degli ortolani. Nella foto qui sotto, i risultati (questa è la massima portata verificata alle ore 18,10 di domenica 9 luglio... dopo venti secondi, anche la fievole striscia d'acqua che vedete in foto è completamente sparita).




Attese, riunioni, consultazioni. Intanto, melanzane, carote e pomodori si raccomandavano a Giove Pluvio. Ispezioni, rinvii, referendum, ferie e, intanto, il sole comincia a scaldare. Un ulteriore tentativo di allacciarsi all’impianto del vicino Tennis, fallisce miseramente. Ma ecco che, attraverso un pertugio nella rete di recinzione che porta all’interno del cortile della Guardia Forestale, ci si attacca ad un rubinetto che, temporaneamente, salva una situazione che stava precipitando. La cosa funziona per un po’. Almeno fino a quando la recinzione non viene ripristinata e gli ortolani… restano con il tubo in mano.


Ma sentiamo dalla viva voce dei protagonisti quello che sta succedendo: “Ognuno di noi per innaffiare si arrangia come può. Normalmente si va ad attingere direttamente nel vicino fiume Ausa”. Nella foto qui sotto il punto di approvvigionamento...



Qualcuno aggiunge: “Sì, ma ci sono alcune persone anziane che hanno grosse difficoltà per lo sforzo fisico da farsi”. Ancora: ”Pensi che qualcuno è scivolato (per fortuna solo con le gambe) nel fiume...”. Per finire: “Oltretutto si dice che è illegale attingere l'acqua dal fiume”. “Però, dobbiamo ringraziare la Protezione Civile che ogni tanto ci rifornisce, attingendo dal fiume (ma è regolare o no?) e permettendoci così di dare acqua alle nostre piante.”



Siamo alla conclusione. Per fare un albero… E sì, perché, Endrigo era pur sempre Endrigo e poteva divertire con una canzone, ma gli assegnatari degli orti sociali son stufi di sentirsi cantare il solito ritornello (del tubo) da Paviotti & C. Ma dopo le ferie, è stato assicurato, ci sarà la tanto auspicata soluzione per l’acqua negli orti sociali. Nel frattempo, per gli assegnatari sarà organizzato un corso gratuito di danza. La danza della pioggia.


Prima che sia troppo tardi...


Buona estate!


L’Altrametà

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